Calamari soli

solitudine sofferenza

Calamari soli

Ho appena finito di guardare la serie Netflix “squid game”. Una mia paziente mi aveva proposto di scrivere qualcosa sulla solitudine.
Beh trovo che questa serie parli della solitudine e del mondo che spesso ci teniamo dentro.
Siamo tutti un pò brutti e un pò belli come i protagonisti della serie; un pò meschini, avidi, altruisti, bambini, sporchi, giocosi.
Al di là delle considerazioni che stanno scorrendo a fiumi su ogni media, incluse quelle deprecabili, ci tengo a dirlo, che vorrebbero la serie come mezzo educativo per bambini e adolescenti, quello che ha colpito me è proprio la solitudine angosciata degli esseri umani protagonisti.
Nelle scelte siamo soli, possiamo essere circondati di supporto, ma siamo soli. Ci autodeterminiamo e, come ha detto qualcuno prima di me, siamo artefici del nostro destino.
Questa è una grande libertà, e una grande responsabilità.
Il peso di questa solitudine è il peso della scelta, faccio/dico qualcosa, è possibile che dispiaccia a qualcuno, forse che quel qualcuno non mi voglia più bene. Ed è questa la solitudine di chi sceglie per sè.
Mi viene in mente la solitudine delle minoranze, delle persone stigmatizzate (LGBTQ+, per esempio), la solitudine di chi combatte contro “il sistema” qualunque cosa voglia dire.
Alla fine possiamo solo accettare questa solitudine come un fatto della vita, e decidere cosa farci, come viverla al meglio.
Riempiamo i vuoti affannosamente perchè ci confrontano con noi stessi, con la nostra individualità. Intratteniamo i bambini perchè siano sempre “appagati”. Cerchiamo di offrire “risultati” sempre soddisfacenti, o all’altezza, per non ascoltare l’altro.
Forse possiamo lasciar entrare l’angoscia che comporta senza farci cose sopra, per anestetizzarla.
Tags:
No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.